SOSTENIBILITÀ DEL SERVIZIO SANITARIO: LA RICETTA DI SLOW MEDICINE

A cura di Antonio Bonaldi

La ricetta di Slow Medicine per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.
Lettera di Antonio Bonaldi, presidente di Slow Medicine, apparsa su Quotidianosanità il 19 gennaio 2017.

Gentile direttore,
mentre in Italia è in corso un vivace dibattito sulla sostenibilità del Servizio Sanitario e il diritto di tutti i cittadini di accedere alle cure di cui hanno bisogno (compresi i servizi di prevenzione), un nuovo Rapporto dell’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che accoglie 35
Paesi, tra cui l’Italia), ci rivela cha almeno un quinto della spesa sanitaria rappresenta un deprecabile spreco.
La questione ci pare di particolare interesse proprio nel momento in cui, dopo 15 anni dal primo provvedimento, stanno per essere approvati i nuovi LEA (livelli Essenziali di Assistenza), cioè le prestazioni e i servizi sanitari che lo stato si impegna a garantire a tutti i cittadini. Un provvedimento atteso da lungo tempo che contiene molte novità. Per esempio, adegua le prestazioni di specialistica ambulatoriale alle nuove conoscenze scientifiche e all’innovazione tecnologica, aggiorna il
nomenclatore delle protesi e degli ausili per le persone disabili, individua più di 100 nuove malattie rare, assicura vaccini gratis per tutti e molto, molto altro ancora. In poche parole, attraverso un elenco di centinaia e centinaia di pagine, lo stato proclama di assicurare (quasi) tutto a tutti, compresa
l’adroterapia, l’endoscopia con microcamere ingeribili e le attrezzature domotiche.

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