In risposta al “Patto trasversale per la scienza” proposto da Roberto Burioni, la Rete Sostenibilità e Salute, a cui aderisce Slow Medicine, propone alcuni spunti di riflessione sul modo di intendere la scienza, la medicina e il loro rapporto con la politica e la società.

Appello per una scienza al servizio della comunità. La responsabilità della politica

Di recente tutte le forze politiche italiane sono state invitate a sottoscrivere un Patto Trasversale per la Scienza, idealizzata come valore universale. Si tratta di una visione della scienza per certi aspetti condivisibile ma ingenua perché la scienza e gli scienziati agiscono all’interno di sistemi sociali, culturali ed economici che ne condizionano priorità, orientamenti e risultati e di cui è importante essere consapevoli. Proponiamo un modo diverso di intendere la scienza e la medicina e il loro rapporto con la politica e la società civile.

1. La scienza è il luogo dell’incertezza, del dubbio, della curiosità e della ricerca

Solo in parte ciò che in passato è stato scientificamente riconosciuto è tuttora valido. Ciò vale per la fisica, la chimica, la biologia, ma ancor più per la medicina, la cui storia è colma di errori e di verità che si sono dimostrate false. La presunzione rassicurante di conoscere la verità assoluta si addice alle fedi e alle ideologie ma non alla scienza. Il metodo scientifico è il modo migliore fino ad oggi per indagare alcuni aspetti della realtà, ma nei confronti della scienza è bene assumere un atteggiamento di umiltà, di confronto, d’imparzialità e di autonomia, sapendo che l’evoluzione del sapere è la principale garanzia della sua affidabilità.

2. La conoscenza non si esaurisce con la scienza o con il metodo scientifico

Non tutto ciò che ha valore per la vita è scientifico e sarebbe pericoloso affidare ogni decisione alla scienza, identificata come l’assoluto. Ciò sarebbe la fine della medicina, la cui essenza emerge dall’interazione tra due forme ugualmente importanti di conoscenza: il sapere scientifico, di cui è titolare il professionista sanitario, e il sapere che deriva dalla vita, in cui si combinano esperienze, valori, sentimenti, relazioni di cui solo la persona interessata può disporre. La scienza aiuta il cittadino a valutare le opzioni disponibili e a fare previsioni, ma non deve sostituirsi a lui nelle decisioni, nel rispetto delle norme costituzionali e della dottrina del consenso informato.

3. La medicina è una pratica che si avvale di conoscenze scientifiche, ma non solo

Se in medicina impiegassimo solo ciò che è scientificamente provato, dovremmo abbandonare gran parte di ciò che costituisce la pratica clinica corrente, che solo in proporzione minore si basa su valide prove scientifiche. In medicina non basta applicare le migliori conoscenze scientifiche, occorre essere preparati ad affrontare la quota di incertezza che contraddistingue ogni decisione, riconoscendo i limiti del nostro sapere. Attenersi alle conoscenze scientifiche, quando ci sono, è di certo la cosa più sensata, ma spesso non è sufficiente. La medicina basata sulle prove di efficacia chiede di integrare le conoscenze dedotte dalla ricerca con l’esperienza del clinico e i valori dei pazienti. È poi responsabilità di tutti vigilare sulla diffusione di notizie infondate e di pratiche di non comprovata efficacia e dannose, allo scopo di evitarne l’impiego.

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