Dogmi e illusioni della scienza in medicina

Riallineare scienza e umanesimo

di A. Bonaldi

 

Scienza e tecnologia emanano un fascino irresistibile, dato che proprio ai loro brillanti successi dobbiamo gran parte di ciò rende piacevoli le nostre vite. È comprensibile quindi che il recente invito rivolto alle forze politiche per sottoscrivere un Patto trasversale per la scienza1 abbia immediatamente ottenuto ampi consensi. Difendere la scienza è un dovere di tutti, un segno di lungimiranza, acume e progresso e anche chi di scienza non se ne è mai occupato trova giusto mobilitarsi per un obiettivo così nobile e universale. Ma da quali minacce si deve difendere la scienza, chi la deve difendere e quali sono i suoi nemici? A partire dal documento elaborato a questo riguardo dalla Rete Sostenibilità e Salute2, ecco alcune ulteriori riflessioni.

Scienza, verità, dubbio e incertezza

I più grandi nemici della scienza sono coloro che si ritengono in possesso delle verità! Quasi nulla di ciò che nel corso della storia è stato vero è tuttora valido. Il Sole non gira intorno alla Terra e la Terra non è al centro dell’universo; la materia non è solida e gli atomi non sono dei piccoli sistemi solari; il tempo è inscindibile dallo spazio e non scorre sempre allo stesso modo; la vita non si genera spontaneamente e l’uomo non è stato creato come tale. Insomma, il cammino della conoscenza è costellato di verità che si ritenevano tanto fondate e sicure da doversi difendere dalle false credenze e dagli impostori con interdizioni, divieti e finanche tremendi castighi. Quante verità si sono dissolte con le fiamme purificatrici che si innalzavano dai roghi di streghe, maghi, eretici e falsi profeti!

L’illusione di possedere la verità assoluta è un’idea affascinante, ma si addice alle fedi e alle ideologie, non alla scienza. Mettere in dubbio verità consolidate non è un atteggiamento antiscientifico, al contrario, secondo Popper: “Il criterio dello stato scientifico di una teoria è proprio la sua falsificabilità3”. La scienza, infatti, procede per prove ed errori e si avvale del libero esercizio della critica. Certo, chi dubita ha l’onere della prova ma ciascuno deve essere libero di formulare nuovi quesiti, proporre nuovi ambiti di indagine, ipotizzare nuove spiegazioni, proporre nuove teorie, anche al di fuori delle concezioni prevalenti, in uno spirito aperto e costruttivo di cui la politica deve farsi garante.

D’altra parte, Kuhn4 ci insegna che normalmente gli scienziati lavorano per anni o addirittura per secoli utilizzando concetti, idee e pratiche che appartengono al paradigma di riferimento entro i cui confini cercano di risolvere i problemi. Solo avventurandosi al di fuori di questa struttura concettuale si può giungere a un punto in cui le “scoperte non si conciliano più con i concetti in uso”, tanto da richiedere un cambio di paradigma, come è avvenuto per la rivoluzione copernicana, la relatività, la fisica quantistica e l’approccio sistemico. Intendiamoci, questo modo di procedere non è il lasciapassare per parolai e furbacchioni. Ciascuno è libero di pensare quel che gli pare ma non tutto ciò che viene proposto ha il medesimo valore. Occorre stare in guardia, perché il mondo della medicina è affollato di abili truffatori che facendo leva sulle disgrazie, le speranze e l’ingenuità della gente, sono disposti a vendere qualsiasi cura, dalle più fantasiose fino a quelle ammantate di scienza e di tecnologia, ma tutte accomunate dal medesimo fine: vendere speranza e fare soldi!

Il metodo scientifico, almeno per oggi, sembra essere il modo migliore per indagare alcuni aspetti della realtà (non tutti), ma nei confronti della scienza è bene assumere un atteggiamento di umiltà, di confronto, d’imparzialità e di autonomia, ben sapendo che non esiste la verità assoluta e che l’evoluzione del sapere è la principale garanzia della sua affidabilità.

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