Essere mortale. Come scegliere la propria vita fino in fondo. 

di Atul Gawande – Einaudi

Recensione di M. BOBBIO

 

“Ci siamo sbagliati a proposito del lavoro del medico. Pensiamo che sia assicurare salute e sopravvivenza. In realtà è qualcosa di più vasto. E’ permettere il benessere. E il benessere ha a che fare con le ragioni per cui uno desidera essere vivo”. Questa è la considerazione che racchiude le riflessioni del chirurgo scrittore americano Athul Gawande sugli ultimi anni di vita di molti pazienti alle prese con una malattia mortale. Dopo aver esplorato con Salvo complicazioni (Fusi Orari 2005) come gli incidenti in medicina non sono di solito dovuti all’errore di un incapace, ma alle conseguenze di un concatenarsi di eventi di per sé ininfluenti e rimediabili, con Con cura. (Einaudi 2008) l’importanza di utilizzare gli incidenti come strumenti per migliorare il lavoro clinico e con Checklist (Einaudi 2011) l’adozione di rigidi protocolli per seguire tutti i passaggi essenziali di ogni procedura, in questo libro immerge il lettore nei problemi che si affrontano in prossimità della morte (l’unica condizione che la medicina non potrà mai eliminare) e i modi per affrontarla con serenità con la sua prosa brillante e coinvolgente da scrittore provetto. Le storie si intrecciano con il racconto degli gli anni trascorsi dal padre, dopo la diagnosi di tumore al collo che si sta espandendo all’interno della spina dorsale provocando una lenta paralisi e con la sua morte serena avendo avuto il tempo per accomiatarsi dai suoi cari. Le storie raccontano di scelte, esigenze, aspettative tutte diverse, tutte legittime, alcune gratificanti e altre dolorose. Sullo sfondo la storia dell’assistenza agli anziani e ai malati terminali nella società più ricca e più organizzata: quella statuintense. Salle clinice geriatriche, alle comunità per pensionati, alle nurgin homes, alle residenze assistite, agli hospice: organizzazioni avviate per soddisfare le esigenze delle persone non più autosufficienti con crescenti necessità di assistenza, ma con bisgno di autonomia e indipendenza e non solo concepite per risolvere i problemi organizzativi dei figli.