Montagna Slow si pone l’obiettivo che la montagna, come ogni ambiente naturale che offre spazio e aria buona, possa diventare un luogo risorsa di salute per le persone, un luogo rispettato dalle stesse, una scuola a cielo aperto per le scuole e per le associazioni sportive.
In quest’ottica tutti i luoghi di montagna diventano preziose risorse, non solo le più rinomate stazioni di sci o luoghi di villeggiatura, anzi, proprio i luoghi apparentemente meno conosciuti possono offrire sicuramente più possibilità di attività diverse.
E la pandemia di COVID 19 rappresenta l’occasione di riflessioni e di proposte di cambiamento.

Riportiamo il testo inviato al settimanale La Vallée e pubblicato il 21 novembre 2020.

Montagna e Ski slow
Proposta di riflessioni su una nuova interpretazione del mondo della montagna e della neve

Questo momento storico, in cui la pandemia Covid-19 obbliga a comportamenti nuovi per difendere il bene primario della salute, rappresenta un’occasione per proporre riflessioni già maturate negli anni precedenti su una nuova interpretazione della montagna e del mondo della neve.
La Valle d’Aosta rappresenta un luogo che apparentemente può sembrare più colpito dagli effetti pandemici nel settore turistico, dovendo rivedere completamente la tradizionale offerta legata allo sci degli impianti di risalita (ambito economico rilevante per molti settori) per adattarla ai distanziamenti e per evitare assembramenti. Al tempo stesso però la Valle d’Aosta potrebbe cogliere l’occasione di cambiamento e di innovazione rappresentato dalla pandemia e diventare un luogo privilegiato per sperimentare una nuova interpretazione del mondo della neve e per proporre attività del tutto nuove, nel rispetto delle regole di sicurezza che questo momento impone.

Nel mese di giugno 2019 l’Associazione nazionale Slow Medicine aveva previsto di estendere i tre principi etici alla base del suo manifesto, sobrietà, rispetto e giustizia, a una visione di Montagna slow, in quanto opportunità per migliorare il benessere completo delle persone. Gli obiettivi espressi sono i seguenti:

1. promuovere un modello di vita sana, semplice ed essenziale, invitare a evitare il superfluo, gli eccessi, gli sprechi e la velocità come mito, a difendere le risorse naturali e paesaggistiche, a non mettere a rischio le persone.

IN MONTAGNA FARE DI PIÙ E VELOCEMENTE NON SIGNIFICA FARE MEGLIO

2. rispettare l’ambiente e l’ecosistema, le persone, le piante, gli animali, il paesaggio, la cultura, la storia e le tradizioni locali; favorire la conoscenza di sé e la relazione tra le persone; rispettare l’armonia della natura e dei suoi tempi.

AMARE LA MONTAGNA VUOL DIRE RISPETTARLA

3. promuovere il benessere e favorire la salute fisica, mentale e spirituale di tutti in quanto la montagna è adatta per tutti, per tutte le età, per tutte le condizioni fisiche e mentali e per tutte le situazioni economiche e sociali.

LA MONTAGNA È SALUTE E BENESSERE PER TUTTI

La situazione attuale richiede la capacità di cambiare il modo abituale di vivere la montagna e le stazioni di sci e invita a un cambiamento radicale che può trasformarsi in maggiori opportunità.

Sempre di più le persone dalle città sentono il bisogno di scappare dagli agglomerati urbani per sfuggire all’inquinamento e al sovraffollamento per ritrovare in un ambiente naturale aria pura, grandi spazi, possibilità di isolamento, spiritualità, risorse che ogni ambiente montano già possiede. Si tratta di riorganizzare l’offerta di questi beni che sono desiderati e possibili tutto l’anno, e che durante l’inverno sono legati al mondo della neve.

Le stazioni di sci devono superare lo schema sci-risalita meccanica-discesa che implica costi elevati per eventuali innevamenti artificiali, consumi esorbitanti di energia (due fattori spesso alla base dei deficit delle varie stazioni oltre che di danni ambientali) e attrezzature sofisticate, per proporre un approccio alla riscoperta di una montagna e del mondo della neve dove le persone possono vivere la montagna in modo diverso.

Si tratta di riorganizzare la struttura delle varie piste e il lavoro degli esperti sul territorio, per allargare l’offerta sul mercato e aprirsi a nuove tipologie di pubblico.

Oltre alle normali piste da discesa e da fondo, le stazioni potrebbero offrire, ad esempio:
– zone adibite alla salita con pelli di foca o ciaspole;
– percorsi pianeggianti sulla neve adatti a tutte le età, da fare a piedi o con le ciaspole e che i più piccoli possono affrontare trainati in bob o slittino;
– piste con percorsi costruiti su zone nelle quali sia possibile praticare lo yoga (ad esempio piazzole, slarghi o angoli raggiungibili nel bosco) nelle sue varie discipline legate alla respirazione e al controllo del corpo e della mente;
– piste dello spirito con angoli distinti da simboli di riflessione spirituale;
– piste dell’arte contrassegnate dalla presenza lungo il percorso di opere di vari artisti regionali che vogliano esporre;
– pista della conoscenza, nella quale si insegna l’orientamento rispetto ai punti cardinali e la posizione della località in funzione delle montagne circostanti, si spiegano le differenze tra gli alberi, tra pini, abeti, larici e cirmoli e ci si possa soffermare sulle tracce nella neve dei vari animali che abitano il bosco e i luoghi in cui si scia; a questo proposito sensibilizzare sul rispetto dell’habitat montano che deve essere attraversato senza lasciare rifiuti di vario tipo;
– campetti in piano in cui con gli sci ai piedi si possa praticare in versione sciistica l’arte del Tai Chi, nato come sistema di autodifesa – Tai Chi Chuan significa letteralmente “suprema arte di combattimento” – che si è trasformato nel corso dei secoli in una raffinata forma di esercizio per la salute ed il benessere (Slow medicine – Slow ski): una sequenza di movimenti lenti con cui si impara ad acquietare la mente, a muovere il corpo in modo rilassato e consapevole, a calmare il respiro.

Queste piste per essere vissute devono essere percorse evidentemente in modo slow.
Le scuole di sci potranno aumentare l’offerta dei loro servizi, che diventerà molto più varia, non più solo legata alla tecnica sciistica, ma piuttosto ad una lettura diversa della natura circostante, in tutte le stagioni. I maestri di sci dovranno essere istruiti in modo adeguato per accompagnare le persone in queste affascinanti dimensioni e la composizione dei gruppi non sarà solo basata sulla tecnica di discesa, ma sul contenuto comune che si vuole condividere. E dal punto di vista economico le possibilità di lavoro aumentano.

Anche gli sci club dovranno cambiare la loro impostazione metodologica: accanto ai soliti corsi legati esclusivamente ad una dimensione agonistica, che interessa meno del 10% degli sciatori e che prevede costi molto elevati, altri corsi potranno essere realizzati in funzione delle varie dimensioni delle piste offerte dalle stazioni di sci diversamente strutturate, coinvolgendo in questo modo un numero decisamente maggiore di bambini e giovani e diventando così dei punti di riferimento importanti per una dimensione salutare del tempo libero.

Anche le istituzioni scolastiche in questa prospettiva giocano un ruolo formativo fondamentale: ogni studente valdostano, considerando la Valle d’Aosta come modello sperimentale, dovrà essere introdotto nel mondo della montagna e della neve attraverso il percorso scolastico, percorso che permette lo studio del territorio e una effettiva educazione alla salute.

Per risolvere il problema delle attrezzature, ogni scuola si doterà di un magazzino nel quale si faranno convergere indumenti e attrezzature usate affinché tutti possano accedere al mondo della montagna nel quale vivono senza problemi economici.

Questa interpretazione slow della montagna rispetto a quella agonistica cambierà la formazione culturale di un giovane nell’approccio con l’ambiente e la dimensione sportiva, e di conseguenza creerà nuove generazioni di persone consapevoli. Permetterà una giusta adesione al mondo della montagna anche per le famiglie che non possono sostenere i costi delle attrezzature adeguate richieste dalla dimensione agonistica (più paia di sci, abbigliamento ecc.).

L’avvicinare i giovani alla montagna sarà un’occasione per sensibilizzarli al rispetto e alla pulizia della montagna, come evidenziato nella pista della conoscenza, dimensione ecologica che le generazioni Friday for future sentono molto.

E la montagna potrà essere apprezzata in tutte le stagioni dell’anno e in tutte le sue località, anche quelle minori, ampliando così l’offerta turistica.
È interessante come nell’evoluzione dell’uomo le catastrofi obblighino a dei cambiamenti radicali, magari già intuiti come necessari, ma difficili da far capire e da attuare; la necessità può diventare un’opportunità.

Maurizio Bal – maestro di sci e insegnante
Anna Galliano – insegnante
Sandra Vernero – medico, vicepresidente di Slow Medicine

Saint Nicolas – Valle d’Aosta