Montare il grandangolo

Augusta porta benissimo i suoi 93 anni, tanto che a vederla zompettare nella sala visite mi è difficile credere alla data di nascita riportata in anagrafica e alla ragione di ingresso: anemia con riscontro occasionale di 7 g/dL di emoglobina.

In pochi minuti Augusta mi tratteggia la sua vita con l’abilità di una narratrice consumata: il lavoro in fabbrica da giovane, trovato durante la guerra e perso pochi anni dopo per fallimento, la difficoltà a farsi assumere perché a guerra finita gli industriali le preferivano gli uomini e la rassegnazione con cui ha accettato di fare la serva da una donna ricca e tirchia. Il tanto desiderato matrimonio, le notti insonni in bicicletta a trasportare farina e pagnotte, la pensione tardiva e infine la vedovanza. Una vita che lascia qualche acciacco: nel suo caso un tumore del retto appena diagnosticato di cui, mi lascia intendere il figlio che la accompagna, non è a conoscenza. Secondo me Augusta sa ben più della vita e delle sue disgrazie di quanto lasci immaginare al figlio, ma non è compito mio occuparmene, non stasera.

Il motivo dell’accesso in pronto soccorso è la richiesta di una trasfusione di sangue urgente per un’anemia cronica piuttosto prevedibile.

Augusta, infatti, ha la fibrillazione atriale e, secondo le linee guida, ha avviato una terapia anticoagulante. Da sei mesi a questa parte, però, si è aggiunta la diagnosi di tumore del retto senza indicazioni chirurgiche: sufficientemente grave, cioè, da non poter essere operato a 93 anni, ma che come unico sintomo causa perdita di una modesta quantità di sangue con le feci.

Con cautela indago sul motivo per il quale né il cardiologo né l’oncologo abbiano ritenuto opportuno sospendere l’anticoagulante, causa certa di un maggiore sanguinamento a livello rettale. La risposta è un perfetto esempio della meccanicizzazione e settorializzazione che affliggono talvolta la medicina moderna: l’oncologo ha ritenuto non fosse suo diritto occuparsi del cuore, il cardiologo ha decretato che l’ictus va prevenuto, anche a 93 anni, anche a costo di un maggiore sanguinamento. Entrambi hanno seguito in scienza e coscienza le linee guida della propria specialità. Nessuno dei due, però, ha approcciato il problema nell’ottica della slow medicine, che richiede di montare il grandangolo e analizzare il problema da una prospettiva più ampia, tenendo conto del benessere e delle preferenze del paziente. Augusta è perfettamente in grado di compiere una scelta consapevole, se le si forniscono gli strumenti adeguati.

Non sono molti i casi in cui in pronto soccorso ci si può permettere di essere un medico slow, almeno per quanto riguarda il tempo effettivamente dedicato al paziente, ma sono le dieci di sera, la coda è accettabile e ho mezz’ora da dedicare ad Augusta e a suo figlio.

Spiego ad Augusta che la fibrillazione atriale può causare l’ictus. Il farmaco anticoagulante che assume riduce la probabilità che le venga un ictus, ma a prezzo di un maggiore sanguinamento dal polipo del retto che sa di avere. Per di più il midollo osseo, deputato a ricostruire le riserve di sangue, invecchia con la persona e non è più in grado di produrre globuli rossi sufficienti a rimpiazzare quelli persi. Le possibilità sono due: accettare rischi e benefici del farmaco anticoagulante, proteggersi dall’ictus, ma doversi sottoporre a trasfusioni di sangue periodiche per il resto della vita, oppure sospendere l’anticoagulante, rischiare l’ictus e non dover dipendere dal servizio trasfusionale dell’ospedale.

Augusta mi guarda con attenzione durante la spiegazione, mi interrompe ogni tanto per qualche chiarimento e, alla fine, non ha dubbi. Preferisce passare la più che meritata pensione a casa sua, con forze sufficienti per badare ai due gatti e senza dover tornare ogni due settimane in ospedale per la trasfusione. Se poi un ictus dovesse ricongiungerla al suo Oreste, mi lascia intendere, non se ne avrebbe troppo a male.

Michela Chiarlo
Medico specialista in Medicina Interna, lavora al pronto soccorso  dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Scrive di medicina da tempo sul proprio blog www.triptofun.it.