QUANDO IL RESPIRO SI FA ARIA

di Paul Kalanihi – Mondadori editore

Recensione di M. BOBBIO

“La scienza potrà anche essere il modo più efficace per organizzare i dati empirici e riproducibili, ma questo suo potere scaturisce dall’incapacità di cogliere gli aspetti fondamentali della vita umana: speranza, paura, amore, odio, bellezza, invidia, onore, debolezza, impegno, sofferenza, virtù” E’ un neurochirurgo che giunge aqueste riflessioni, non perché distilla l’esperienza della sua lunga carriera clinica, ma perché ha una recidiva di un tumore al polmone, sa di avere pochi mesi di vita e ha avuto modo di riguardare al rallentatore il film della sua vita e della sua breve professione. Paul Kalanithi dopo la laurea in storia e filosofia della scienza, capisce che deve diventare medico per approfondire l’intreccio tra cervello e coscienza.
A 36 anni, alla fine della laurea in medicina e dei durissimi anni di specializzazione, è pronto per entrare nella carriera accademica, ma scopre di avere un tumore al polmone in fase avanzata: “A quel punto – racconta nello straordinario libro – testimonianza umana – avevo imparato un paio di regole fondamentali.
Primo, le statistiche dettagliate vanno bene per le aule di ricerca, non per le stanze d’ospedale”. Non basta laurearsi in filosofia e in medicina per capire quali sono le cose che contano e non è neanche necessario ammalarsi e sentire la morte avvicinarsi. E’ sufficiente che i medici scendano dal loro piedestallo, lascino da parte le statistiche e l’ambizione divoler imporre ai pazienti il miglior trattamento, e imparino ad ascoltare gli ammalati. Ogni paziente sa cosa aspettarsi dalla vita, dalle cure, dall’assistenza; c’è chi vuole affrontare qualunque trattamento pur di vivere qualche giorno in più, c’è chi preferisce vivere gli ultimi giorni in serenità attorniato dai familiari.

Il movimento di Slow Medicine è nato per aiutare i medici a riflettere che una cura rispettosa è un valore aggiunto alla cura sancita dalle linee guida. Imparando ad ascoltare diventeremo medici migliori, perché come dice Kalanithi, “Nessun sistema di pensiero potrà mai racchiudere l’esperienza umana nella sua interezza”. Una commovente testimonianza che ci aiuta a capire che la morte può insegnarci anche a vivere.