Carlo Petrini, Gael Giraud – Il gusto di cambiare: la transizione ecologica come via per la felicità – Slow Food Editore / Libreria Editrice Vaticana, pp. 176, euro 18, maggio 2023

Recensione di Antonio Casella

Carlo Petrini, gastronomo, fondatore di Slow Food, Terra Madre e della prima Università di Scienze gastronomiche al mondo e Gael Giraud, economista, matematico e teologo gesuita, direttore del Programma per la giustizia ambientale alla Georgetown Università di Washington affrontano la transizione ecologica e la necessità di cambiare il nostro stile di vita per un futuro sostenibile. Il volume è impreziosito dalla prefazione di Papa Francesco che valorizza il fatto che un credente e un agnostico parlano e si incontrano, pur partendo da posizioni differenti, su diversi aspetti che la nostra società deve far propri perché il domani del mondo sia ancora possibile. «La transizione ecologica – sottolinea Papa Francesco – può rappresentare un ambito in cui tutti, da fratelli e sorelle, ci prendiamo cura della casa comune, scommettendo sul fatto che consumando meno cose e vivendo più relazioni personali varcheremo la porta della nostra felicità».

Gli impatti dei cambiamenti climatici, tra cui inondazioni, incendi e perdita dei raccolti, sono al centro delle nostre preoccupazioni. Un cambiamento appare non più procrastinabile.  I due interlocutori rilevano nel consumo spinto all’eccesso e nello spreco il male della contemporaneità, individuando nell’altruismo e nella fraternità le vere condizioni perché il vivere insieme sia duraturo e pacifico.

Occorre dare vita a un nuovo paradigma, quello dei beni comuni: acqua e aria pulite, cibo buono, accesso equo alle cure, coinvolgimento attivo della società civile per arrivare ad incidere sulle scelte della politica.

Si tratta – avverte Petrini – di cambiare modello sociale, di abbracciare un nuovo paradigma economico, di modificare radicalmente i presupposti e le ragioni del nostro vivere.

“Il cieco perseguimento di una logica capitalistica, inserito nella corsa alla globaliz­zazione degli ultimi settant’anni, ha avuto tra i numerosi effetti la formazione di modelli economici e produttivi insostenibili in quanto di breve durata”. “Con l’industrializzazio­ne e l’uso indiscriminato delle risorse naturali abbiamo provocato, a mo’ di effetto domino, una crisi climati­co-ambientale e una galoppante perdita di biodiversità che non hanno eguali nella storia e che minano la nostra stessa sopravvivenza”. Come afferma Gaël Giraud, siamo immersi in una dinamica socioeconomica suicida.

La transizione ecologica richiede l’inizio di un processo storico che deve trovarci pronti a trasformare il nostro stile di vita e il modo di mangiare, di produrre, di viaggiare, di avere relazioni. Serve un cambio radicale che può avvenire solo attraverso un movimento e una forma di coscienza che mettano in discussione le cattive abitudini, e che alimentino il dialogo fra punti di vista differenti.

Le parole chiave attorno a cui la società civile deve attuare una lotta sociale che porti la politica a prendere decisioni forti e nette. Giraud utilizza “antropologia relazionale”, Petrini “comunità”, in particolare i movimenti giovanili.

Sul fronte alimentare, il fondatore di Slow Food dice: “Da noi lo spreco è funzionale a un modello economico che considera il cibo un prodotto di scarso livello e di scarso valore. Si produce in eccesso, in modo che l’offerta sia sempre superiore alla domanda e i prezzi rimangano bassi. Ancora oggi, circa il 30% del cibo globalmente prodotto non raggiunge la tavola di nessuno. A livello globale produciamo cibo per 12 miliardi di esseri viventi. Gli abitanti della terra sono 8 miliardi. Il 33% del cibo viene buttato. Consumiamo 95 chili di carne pro capite. Negli Stati Uniti si arriva addirittura a 130. Nell’Africa subsahariana a 5 chili. Diminuire le proteine animali nella dieta equivale a meno spreco, meno consumo di energia e di acqua, meno inquinamento”.

Evidentemente abbiamo bisogno di una decrescita dell’impatto materiale del nostro stile di vita, del modello di produzione e delle abitudini di consumo.

Gael Giraud incentiva l’uso di banche etiche o di comunità a istituti di credito che, invece, impediscono la transizione energetica, visto che nel caso delle 11 banche maggiori d’Europa il totale dei loro investimenti in energie fossili arriva a una quota di 530 miliardi di euro, pari a circa il 95% della somma della capitalizzazione di ognuna di tali banche.

I due autori concordano sulla prospettiva di Papa Francesco contenuta in “Laudato sì” e identificata nel motto “meno è più”. “Ciò che conta nella nostra vita non è il numero di automobili che possediamo, ma la qualità delle relazioni che abbiamo fra noi vivi e con la natura, con i nostri antenati e con i nostri futuri figli. Se il nostro obiettivo come individui e società è il Pil o avere più cose, non sarà un vero progresso. L’obiettivo di una comunità deve essere vivere meglio, cioè trovare un senso alla propria vicenda umana”.

Una lettura scorrevole e piacevole, ricca di spunti interessanti su cui riflettere e per passare dai pensieri all’azione. Perfettamente in sintonia con i valori di Slow Medicine, per una cura del Pianeta e dei suoi abitanti sobria, rispettosa, giusta e sostenibile.