Hubert Messner, Lenz Koppelstätter. Sul filo del crinale. La vita e la morte nell’esperienza di un medico amante dell’avventura. Raetia. Bolzano 2022. Pp 237. €20. o.

Si percorre il filo del crinale quando si scala una cresta di roccia, quando si sale lungo una sottile morena laterale o si affronta una cornice di ghiaccio e neve. Metaforicamente si percorre il crinale quando si sta lottando tra la vita e la morte e si rimane in bilico fino a quando si inizia a intravedere qualche segno che prelude un miglioramento che porterà alla guarigione o qualche parametro che fa intuire l’inizio di un declino verso la morte. Hubert Messner (uno dei fratelli del più famoso Reinhold) ha percorso nella vita i crinali delle montagne e delle decisioni etiche di fine vita, come intrepido alpinista e come direttore del reparto di neonatologia dell’Ospedale di Bolzano. Negli ambienti estremi del polo nord o sulla parete di un 8.000 o nei momenti cruciali che determinano il destino di un prematuro Hubert ha imparato a esser umile abbandonando qualunque tipo di arroganza: rischi di perdere la vita per un eccesso di fiducia nelle tue capacità o di farla perdere al piccolo paziente che hai in cura. Il giovane Hubert aveva incontrato una dottoressa che gli ha cambiato il modo con cui affrontare un prematuro: bisogna imparare a osservarli, diceva, a valutare i cambiamenti; i parametri vengono dopo. “Come lo vedi oggi? Sente dolore? Di che cosa ha bisogno? […] Mi tirò fuori dai protocolli della medicina. L’approccio di quella donna risvegliò in me l’entusiasmo per la professione. Non è una cosa che impari all’università”. Al giorno d’oggi i prematuri sono controllati continuamente da svariate strumentazioni, ma l’attenta osservazione del neonato continua a rimanere fondamentale per capirlo e per aiutarlo a sopravvivere. Negli anni si è cominciato a trattare i prematuri in modo meno aggressivo per stimolarli a utilizzare quelle energie intrinseche che ogni essere vivente ha per vivere e a creare una sinergia con i genitori che non sono più visti come un intralcio allo svolgimento delle attività quotidiane, ma come una fondamentale condizione per la ripresa. Molto interessante l’esperienza maturata da Hubert in Canda dove prevale un’etica laica “avevo imparato quando si doveva lasciar morire un bambino. Il crinale è quando per ogni prematuro ci chiede quand’è che piccolo è troppo piccolo? Quale forma di disabilità è accettabile? Cos’è meglio per il bambino? Chi decide e su quali basi? Tentiamo a salvalo o lo lasciamo morire?”. In Italia, annota Messner “prevale l’etica cattolica secondo il principio che ogni vita debba essere vissuta, non importa come. Non sta ai medici decidere la vita o la morte. Questo è un compito esclusivamente di Dio”. La montagna e la neonatologia, due mondi apparentante lontanissimi, possono entrambi insegnare che il tempo necessario a osservare la montagna, le condizioni del tempo e il prematuro, la sobrietà, l’umiltà e talvolta la rinuncia, lasciando da parte schemi e protocolli consentono di raggiungere il miglior risultato possibile in quello specifico contesto. In montagna come in medicina.