Semplificare il mondo non ci aiuta a migliorarlo

La paura dell’ignoto e l’illusione di controllare gli eventi

di A. Bonaldi

 

Dopo che per anni siamo stati indotti a credere che scienza e tecnologia siano in grado di risolvere qualsiasi problema è difficile accettare l’idea di non essere in grado di prevedere e di controllare gli eventi e di trovarci improvvisamente in balia della sorte e dell’ignoto. Così, di fronte ad un fenomeno imprevisto e tragico come la recente pandemia, superato il primo momento di preoccupazione e di ansia, è naturale che si mettano in moto le opportune contromisure di difesa: spiegare che l’evento poteva essere previsto e dimostrare che gli effetti dannosi sarebbero stati molto meno gravi senza gli imperdonabili errori commessi durante le fasi di gestione.

A supporto delle due tesi non tardano a presentarsi due tipi di sostenitori: i profeti del giorno dopo, quelli cioè che da tempo avevano previsto tutto ma non sono stati ascoltati e gli esperti di racconti retrospettivi, quelli cioè che ricostruiscono i fatti a posteriori per dimostrare come sarebbe stato facile modificare favorevolmente il corso degli eventi. Non di rado entrambe le parti sono interpretate dagli stessi personaggi.

Con questo non voglio dire, beninteso, che le previsioni siano inutili e che bisogna vivere alla giornata, né che non sia possibile prepararsi a gestire le emergenze, né tanto meno che durante un’emergenza non si possano commettere gravi errori di gestione imputabili alle persone che hanno la responsabilità di decidere. Queste brevi considerazioni vogliono solo sottolineare che nel raccontare il passato e nel prevedere il futuro si nascondono alcune trappole cognitive di cui dovremmo essere consapevoli, allo scopo perlomeno di assumere un atteggiamento critico e quando possibile mettere in atto gli opportuni rimedi.

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