Slow MediCine2024-04-02T16:00:09+02:00

Slow MediCine vuole essere uno spazio per la riflessione sulla medicina attraverso il cinema. Verranno pubblicate recensioni di film, presenti o passati e meritevoli di essere riconsiderati, documentari, eventuali libri sull’argomento) che abbiano un’attinenza con una medicina sobria,
rispettosa e giusta. Per i film proposti, si sceglieranno quando possibile, titoli visionabili nelle sale, in DVD o su siti.
La storia del rapporto tra cinema e medicina è ormai ricca di contributi. Nello scrivere la presentazione di un Cineforum che si tenne all’Istituto Stensen a Firenze, nel 2002, insieme con Alfredo Zuppiroli, “Lo schermo d’Ippocrate”, mi soffermai sulla distinzione fra schermo e
specchio: nello schermo vediamo, nello specchio ci vediamo: bene, il cinema è uno schermo che fa anche da specchio. Questi termini, guarda caso, danno il titolo al libro di Stefano Beccastrini, “Lo specchio della vita. Medici e malati sullo schermo del cinema”, pubblicato nel 2006 dall’Istituto Change. Dall’introduzione, “È una buona definizione del cinema stesso, vero specchio della nostra vita, che soltanto de/formandola ri/specchia la realtà, i dolori e le gioie, le speranze e le delusioni”.
Edgar Morin nel suo “Il cinema, un’arte della complessità” (2018), scrive: “al cinema… diamo, una forte realtà ai personaggi e alle loro storie, e solo un piccolo barlume di vigilanza nella nostra mente non dimentica, durante la proiezione, che siamo spettatori seduti su una poltrona. Da qui l’idea che la nostra realtà umana sia intessuta di immaginario…La missione del cinema è quella di affrontare questa doppia natura del reale. Obbliga gli spettatori a porsi domande fondamentali sulla loro vita, la loro società, il loro mondo, ossia sull’uomo stesso che si impieghino i mezzi del cinema di finzione, o del cinema verità, o del film di montaggio, o altri mezzi ancora, si tratta comunque sempre di confrontare l’umanità con la sua propria immagine per provocare una scossa, uno choc dal quale possa nascere una riflessione una presa di coscienza un’apertura al pensiero che interroga, al pensiero che cerca”.
Un tempo (che sembra così lontano) per vedere un film si usava l’espressione “andare alcinema”, perché l’atto stesso della visione era preceduto dallo scegliere la sala, spostarsi, sedersi insieme ad altri, al termine scambiarsi opinioni con amici, magari con altri spettatori. C’era una condivisione pubblica dello spettacolo. Oggi per tutta una serie di motivi, la visione del cinema talora (spesso…) è confinata nella propria casa, su schermi magari non sempre adeguati. Ma rimane
il fatto che l’atto di vedere un film richiede del tempo, durante il quale non si può essere distratti, ed è seguito da una riflessione e da una condivisione di opinioni con altri sul momento o in un secondo tempo, magari con letture di recensioni. La visione del film è quindi un atto complesso, fatto di diversi momenti: se tutto questo non è un’attività Slow.

Roberto Comi

RECENSIONI

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